Il Centro Teatro Educazione (CTE) è stata, dal 1997 al 2010, la struttura per l’educazione al teatro che l’ETI – Ente Teatrale Italiano ha promosso e sperimentato, avvalendosi della mia consulenza come animatore e coordinatore delle attività. Diventato negli anni punto di riferimento nazionale per la qualità dei suoi risultati, il Centro Teatro Educazione, si è sviluppato su quattro linee di intervento:

  • la messa a punto, in tutti gli ordini di scuola, di modelli di “didattica della visione” per la formazione dello spettatore;
  • la progettazione e l’organizzazione su committenza di corsi di educazione al teatro per insegnanti e operatori teatrali;
  • l’attivazione, a Roma e a Firenze, di spazi permanenti di riflessione e approfondimento per tutti coloro che a vario titolo fossero interessati al rapporto teatro-educazione;
  • la sperimentazione di una metodologia per la formazione del pubblico mirata a “costruire comunità” a partire dall’esperienza  condivisa del vedere teatro.

 Si è trattato di un lavoro lungo e articolato che ha permesso di accumulare una grande quantità di esperienze attorno alle quali si è raccolto e consolidato, nel tempo, un folto e appassionato gruppo di studio e ricerca attivo a livello nazionale. La soppressione dell’Ente Teatrale Italiano ha abbastanza brutalmente interrotto la parte istituzionale dell’attività, ma il gruppo di ricerca è rimasto vivo e prosegue il suo cammino in forma autonoma e indipendente, con iniziative che si svolgono in varie città. A Roma, sia nel 2010 che quest’anno  ha promosso “VistiTutti!” (un gruppo di spettatori impegnato a vedere tutti gli spettacoli di Short Theatre: esperimento di laboratorio e occasione di formazione), e si sta preparando alla organizzazione di una struttura per la formazione del pubblico che possa ereditare e sviluppare il patrimonio di conoscenze del Centro Teatro Educazione.

L’opportunità, che anche quest’anno, dopo la felicissima esperienza del dicembre 2010, Tuttoteatro.com mi offre di presiedere la “giuria popolare” del Premio Dante Cappelletti, nei giorni 10 e 11 dicembre 2011, mi piace accoglierla, allora, come ulteriore tassello di questa lunga ricerca intorno all’essere spettatori che si declina, nel caso specifico, nella forma di essere spettatori giudicanti, con il corredo di domande che la situazione sollecita:

  • che significa giudicare uno spettacolo, come nel giudizio entrano in gioco cultura, emozione personale, pregiudizio?
  • come giudicare uno spettacolo che si presenta non ancora compiuto, come vedere nell’opera in atto la potenzialità futura?
  • come giudizi espressi sullo stesso spettacolo da spettatori diversi entrano in dialogo o in conflitto? (è l’esperienza che si fa in una giuria, appunto, soprattutto se “popolare”, cioè di non addetti ai lavori).

L’invito a coloro che vorranno essere “con-giurati”, allora, è non solo quello di assumersi la responsabilità di assegnare un premio, ma anche quello di essere disponibili a rendere l’esperienza un momento di ricerca.

Giorgio Testa