Presentazione Teatro Civile Festival – luglio 2007

tcf festambiente sud

TeatroCivileFestival

Monte Sant’Angelo

 25-29 luglio 2007

 

Presentazione

Dopo il successo della “Rassegna di teatro civile” nella edizione 2006 di FestambienteSud, intitolata “Storie dal Sud”, abbiamo inteso rafforzare la nostra attenzione al teatro Civile. Il festival teatrale offre tredici opere, di cui un’anteprima e cinque debutti nazionali.

Al fine di diffondere anche nel mondo dello spettacolo una più capillare sensibilità ambientale, ma soprattutto materiali e pratiche concrete di sostenibilità, allestiremo uno spazio sperimentale di “Teatro per Kyoto”, adottando l’utilizzo un set di luci sceniche a basso consumo energetico progettate e fornite da Elettronica Gelbison, una società meridionale che fa ricerca nel campo della illuminazione a basso consumo.

 

Il Festival sarà lo scenario anche per:

  • La fase finale di “A corto di Teatro”, una sezione del concorso cinematografico “Clorofilla film festival”, dedicata ai video cortometraggi sul teatro
  • La scuola estiva di cinema, intitolata, come il concorso, “A corto di teatro” e dedicata alla realizzazione di video cortometraggi che abbiano come soggetto il teatro
  • Un incontro dibattito sul ruolo dell’attore-autore di teatro nelle battaglie sociali nel nostro Paese
  • Un momento di presentazione di un programma educativo sul recupero degli spazi teatrali, promosso da Legambiente scuola e formazione ed Ente Teatrale Italiano.

Nota della direzione artistica

Mariateresa Surianello

Siamo partiti da un’etichetta di comodo per raccogliere a Monte Sant’Angelo un gruppo di artisti inquieti e rigorosi nei loro processi creativi, una compagine eterogenea ma accomunata da una forte sensibilità per le cose del nostro presente. Quando Franco Salcuni mi ha chiamata a collaborare al grande progetto culturale di FestambienteSud ho avuto subito la sensazione che si fosse aperto uno spazio importante per il teatro italiano, un nuovo canale per la circolazione di quelle opere troppo spesso marginalizzate nell’asfittico sistema di distribuzione nazionale. Siamo purtroppo costretti a muoverci in un sistema teatrale ingessato nella gestione degli spazi e iniquo nella spartizione delle risorse finanziarie. E ogni piccola opportunità assume un valore speciale.

La formula “teatro civile”, dentro la quale abbiamo ragionato, mi è apparsa in tutte le sue molteplici declinazioni, tante quante sono le soggettività implicate, quegli artisti capaci di raccontare fatti e contraddizioni di oggi, ciascuno con il proprio linguaggio, per creare forme spurie e sconfinamenti in territori scomodi e poco frequentati. Allora ho immaginato che il “contenitore” privilegiato di FestambienteSud avrebbe creato un’occasione perfetta per innescare un agire virtuoso, immediatamente su un duplice livello, primo, intercettare nuovi spettatori in un Meridione in cui scarsi sono gli appuntamenti con il teatro contemporaneo e, in particolare, in una regione che sta lavorando molto per il cambiamento delle regole, non solo sul fronte della cultura; secondo, provare a scardinare l’equazione teatro civile-teatro di narrazione e, seppure con un budget di spesa limitato, in questa direzione ho cercato di procedere, soffrendo per le opere alle quali abbiamo dovuto rinunciare. L’obiettivo è quello di connotare Monte Sant’Angelo come luogo di accoglienza per le arti sceniche e renderlo, già da quest’estate, un riferimento nel panorama festivaliero italiano per artisti, studiosi, critici e operatori. In questo senso è significativa la collaborazione tra FestambienteSud e Tuttoteatro.com, che offre uno sbocco al Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche “Dante Cappelletti”, ospitando il debutto di alcuni spettacoli finalisti nell’edizione 2006, come pure efficace è il sostegno del Teatro Pubblico Pugliese, che permette il dialogo col territorio e schiarisce la visione sulle realtà locali.

E ora il programma di questo Teatro Civile Festival, che è una sintesi di quanto si muove nelle arti sceniche italiane e ne disegna, in maniera irregolare, anche la sua geografia. Una particolare attenzione è rivolta alle nuove e più fragili produzioni, quelle impegnate nella ricerca e nella sperimentazione dei linguaggi contemporanei, che raccontino il presente e tengano viva la memoria. Quel teatro consapevole delle sue possibilità – perché luogo vivo di raccolta di tutte le arti – e del suo essere strumento eccezionale di comunicazione e, forse, di presa di coscienza.

Programma del Festival

 

25 LUGLIO, MERCOLEDÌ

 

ore 21:00 Piazza de Galganis

“Ultra” di Edgarluve

(debutto nazionale)

 

ore 22:30 Chiostro delle Clarisse

“La pecora nera” di Ascanio Celestini

 

 

26 LUGLIO, GIOVEDÌ

 

ore 21:00 Sagrato Incoronata

“Dux in scatola” di Daniele Timpano

 

ore 22:30 Chiostro delle Clarisse

“Il triangolo degli schiavi” di Ulderico Pesce

(debutto per il centro sud)

 

ore 19:30

“Il cane e la volpe” di Compagnia Burambò

 

 

27 LUGLIO, VENERDÌ

 

ore 21:00 Chiostro delle Clarisse

“Luigi che sempre ti penza” di Gigi Borruso

 (debutto nazionale)

 

ore 22:30 Chiostro delle Clarisse

“Geynest under gore” di Alessandra Cristiani

 

 

28 LUGLIO, SABATO

 

ore 21:00 Chiostro delle Clarisse

“Anagrafe Lovecchio” di Alessandro Langiu

(debutto nazionale)

 

ore 24:00 Chiostro delle Clarisse

“Il fiume rubato” di Narramondo Teatro – Andrea Pierdicca

 

ore 01:00 Piazza De Galganis

“Santa Barbara” di Compagnia Denoma

(debutto nazionale)

 

 

29 LUGLIO, DOMENICA

 

ore 19:00 Auditorium delle Clarisse

“Principesse” di Armamaxa

(anteprima)

 

ore 21:00 Sagrato Incoronata

“Dissonorata” di Scena Verticale

 

ore 22:30 Chiostro delle Clarisse

“Spettacolo sintetico per la stabilità sociale” di Santasangre

 

 

 

 

 

 

MERCOLEDÌ 25 LUGLIO

 

Edgarluve

(Livorno)

 

Ultra

 

DEBUTTO NAZIONALE

 

rielaborazione da I furiosi di Nanni Balestrini

ideazione e regia Edgarluve

drammaturgia Alessio Traversi

con Marco Mannucci

batteria Francesco Zerbino

organizzazione Federico Bernini

con il contributo di alcuni ultrà della Curva Nord di Livorno

Progetto finalista al Premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti” 2006

 

 

Ultra è un monologo “selvaggio” dedicato al mondo ultrà. Un mondo, questa volta, osservato dall’interno, e non attraverso la lente deformante del salotto televisivo. A prendere la parola non sono gli opinionisti e i sociologi dei talk-show, ma l’ultrà stesso, per raccontare, per esprimere la sua realtà senza un giudizio morale. Non si rivendica, non si condanna. Si dice soltanto: questo esiste, questo è. L’adattamento teatrale de I furiosi di Nanni Balestrini è basato sul contributo che un gruppo di ultrà livornesi ha voluto fornire a questo lavoro, rilasciando alla compagnia una serie di video-interviste, poi rielaborate nella messa in scena finale senza filtri, nell’intento di dare spazio soprattutto alla “verità” di chi parla.

In scena solo un attore e una batteria. Un apparato minimo per una narrazione epica. Un poema eroicomico in cui si lotta per non vincere nulla: l’importante è il cammino, il viaggio, la trasferta. Il modo per dare senso alla furia che si ha dentro.

 

MERCOLEDÌ 25 LUGLIO

 

Ascanio Celestini

(Roma)

 

La pecora nera

Elogio funebre del Manicomio elettrico

 

di e con Ascanio Celestini

prodotto da Teatro Stabile dell’Umbria e Fabbrica

 

 

Lo spettacolo è un racconto-indagine sulla vita nei manicomi italiani che mescola realtà ad affabulazione teatrale. Il lavoro nasce da una ricerca sul campo che Ascanio Celestini ha condotto attraverso i manicomi italiani, raccogliendo le testimonianze dei protagonisti di quella vita, prima e dopo la Legge Basaglia, del 1978. L’indagine è stata svolta in diverse città italiane, andando nei luoghi degli ex manicomi e raccogliendo memorie ed esperienze, di medici e paramedici in particolare. Anche con La pecora nera, come con altri suo precedenti lavori, Celestini realizza un’opera di forte portata storico sociale e allo stesso tempo di elevato valore artistico.

 

E’ nella complessità di questo presente dove si sovrappongono la memoria del manicomio, la questione medico – psichiatrica, la terapia con i farmaci e la contenzione fisica che si va ad inserire il nostro lavoro. Un lavoro di indagine nella memoria del presente come luogo di sedimentazione di storie diverse. E sono proprio le storie che stiamo cercando. Storie di persone che hanno abitato il luogo chiuso e strutturato del manicomio, la destrutturazione dell’istituzione, la frammentazione e il mescolarsi con i territori circostanti. Ci interessano le storie personali perché tracciano una rete di prospettive diverse attraverso una questione che non può essere letta come un evento unico. Ci interessano perché sono quelle che hanno trovato una possibilità per raccontare all’esterno una vicenda che rischia costantemente di rimanere una questione privata o un problema scientifico. Ci interessano perché lavoriamo alla costruzione della drammaturgia di uno spettacolo che sarà sostanzialmente un insieme di molte storie. Una drammaturgia che per noi dovrebbe saper raccontare anche il presente della memoria e non soltanto il passato della letteratura teatrale. Una possibilità nuova per un teatro civile che sperimenti la propria “civiltà” non soltanto nelle tematiche, ma soprattutto nella possibilità che queste forniscono per mettere direttamente in relazione le persone con la propria memoria e con il proprio presente.

E poi le storie ci interessano perché mettono direttamente in comunicazione l’evento al quale si è assistito e il bisogno di comunicarlo per trasformare l’immagine personale in immaginario collettivo.

Ascanio Celestini

 

GIOVEDÌ 26 LUGLIO

 

Ulderico Pesce

(Rivello – Pz)

 

Il triangolo degli schiavi

 

DEBUTTO PER IL CENTRO-SUD

 

di e con Ulderico Pesce

prodotto dal Centro Mediterraneo delle Arti

 

 

Il Triangolo degli schiavi è la storia di Ambrogio Morra, nato a Cerignola (FG) ed emigrato con la famiglia nel Nord Italia. Il padre, al fianco di Giuseppe Di Vittorio, prese parte alle lotte di “conquista della terra”, e dopo la Riforma Agraria degli anni ’50, ottenuto il suo pezzo di terra, decise di venderlo perché non redditizio e di emigrare a Monfalcone dove, nei cantieri navali, ha fatto lo “spruzzatore di amianto”.

Con la morte del padre, ucciso da un cancro ai polmoni, il figlio Ambrogio, dopo anni passati nel Nord, torna