Pensatore originale e preveggente (per quanto riguarda, in particolare, l’infinità dell’universo, la pluralità dei mondi abitati), autore di libri che affrontavano i temi più diversi, il Nolano (era nato in quella città della Campania, Nola, nel 1548), scrisse anche una commedia, Il Candelaio, pubblicata nel 1582, e che ha avuto in Italia, in tempi recenti, qualche edizione degna di ricordo: con la regia di Luca Ronconi, tra l’altro, nel 1968. Ma ci si augura, oggi, una sua riproposta, dato che l’occasione non manca.

Al personaggio di Giordano Bruno e alla sua drammatica vicenda ha dedicato un testo teatrale (intitolato appunto al Processo) Mario Moretti; lo si è rappresentato una trentina d’anni fa (precedendo dunque il film di Giuliano Montaldo, 1973) e adesso se n’è avuta una breve ripresa, a Roma, al Teatro dell’Orologio, che Moretti dirige. Regia di Claudio Boccaccini, interprete principale Ennio Coltorti. Ci si aspetta, ora, come del resto è stato preannunciato, che questo Processo di Giordano Bruno torni sulle scene, non solo romane. Di sicuro, lo spettacolo dovrebbe essere a Nola, la sera del 17 febbraio: data davvero fatidica, come s’è accennato.

Largamente basato sui documenti del processo (quelli che si è potuto reperire), il lavoro di Moretti lascia poco margine a una reinvenzione fantastica delle figure e dei fatti (certo, è argomento controverso una possibile conoscenza di Shakespeare, a Londra, da parte di Bruno, o viceversa). Lodevole è la concentrazione, peraltro, di tanta materia in un arco di soli cento minuti filati. E’ anche più lodevole l’efficace semplicità dell’impianto che offre spazio all’azione. Chiedendo, s’intende, una consapevole collaborazione mentale allo spettatore. Motivo di conforto, per chi creda ancora nella funzione formativa e informativa del teatro, la presenza, nelle poche repliche avutesi finora, di un pubblico giovane, molto attento e più che plaudente.