Anno III - n.11 - 17 marzo 2002

TRA SCENA E SCIENZA, RONCONI INVENTA L'ALBERGO INFINITO
Fino al 28 marzo, alla Bovisa, a Milano, il rompicapo paradossale di Infinities. Cinque scenari sui temi dell'infinito, preparati dal cosmologo John D. Barrow e spettacolarizzati da Luca Ronconi, architetto di spazi. Un gioco per il pubblico, invitato a costruire il "proprio" spettacolo dentro un anello di paradossi

di ROBERTO CANZIANI

Milano - Con i suoi infiniti clienti, infinite stanze, infinite chiavi, l’Hotel Infinity è il preferito dai turisti della mente. Scienziati, matematici, filosofi si fermano volentieri in questo immaginario albergo (ideato da David Hilbert, uno dei migliori cervelli matematici del ‘900) e passano le notti a risolvere i problemi e i paradossi che quell’infinità comporta.
Dallo scorso 8 marzo, l’Hotel Infinity apre le sue porte anche a gente qualsiasi, a curiosi a digiuno di scienza, spettatori teatrali, per esempio. Convinto che il teatro non debba occuparsi solo di se stesso, Luca Ronconi ha trovato nel cosmologo e divulgatore inglese John David Barrow un autore ideale per il suo progetto di incontro tra scena e scienza.
Barrow ha scritto cinque "scenari": cinque testi pieni di domande, curiosità, citazioni, paradossi attorno al tema dell'infinito. Ronconi ha pensato a fare spettacolo con quell’affollarsi di ipotesi e congetture. A Milano, negli spazi di uno stabilimento industriale dismesso della Bovisa, i cinque scenari sono diventati un gioco di intuito teatrale e precisione matematica, un frattale di possibilità sceniche, dentro il quale ogni spettatore può ritagliare il proprio spettacolo, vedendo, rivedendo, combinando, moltiplicando, la propria presenza con quella degli attori che, di scena in scena, di personaggio in personaggio, cambiano. A cominciare dai clienti (infiniti) e dal direttore (preoccupatissimo, ma fiducioso nelle soluzioni matematiche) dell’Hotel Infinity.
Infinities (produzione del Piccolo di Milano, repliche fino al 28 marzo) non è solo uno spettacolo. E' anche un divertente puzzle che sfida il comune senso della scienza, sollecitando i partecipanti su rompicapo "infinitici", come i viaggi attraverso il tempo, la possibilità dei mondi, la vita eterna. E’ pure una bella occasione per rompere la gabbia del palcoscenico e ritrovare il Ronconi architetto di spazi, oltre che regista. Come in Orlando furioso, in Utopia, negli Ultimi giorni dell’umanità, l’invenzione di ambienti e di movimenti qui guida il gioco. Così gli otto piani di ringhiera della Bovisa, le centinaia di armadi che servivano da magazzino ai costumi e alle scene della Scala, le finestrone, i grandi spazi, sono messi al servizio di un meccanismo che spinge lo spettatore dentro la biblioteca infinita di Borges, tra gli uomini che vivono per sempre incontrati da Gulliver, nelle macchine del tempo di H. G. Wells. O lo fa sedere davanti a grandi lavagne bianche, dove le biografie dei matematici che hanno studiato l’infinito e il combinarsi dei numeri disegnano lunghe, pittoriche liste di cifre. Si accumulano intanto i libri a fianco di chi guarda, e quasi cento interpreti, compresi molti studenti e ricercatori del Politecnico milanese, li sfogliano, li citano, li esibiscono come dimostrazione, per tutti i cento minuti (ma possono diventare anche cinque ore) che dura lo spettacolo. Tra gli attori, Francesco Colella, Mauro Malinverno, Graziano Piazza, Stefano Santospago, spiccano per scambiabilità dei ruoli. Velocissimi, svestono la livrea del direttore dell’Hotel Infinity, per precipitarsi nella stanza della vita eterna, passare poi nella sala d'attesa dei viaggiatori del tempo, e riprendere nuovamente posto all’Hotel, ma stavolta come facchini, o clienti, nella vertigine che potrebbe dare un disegno di Escher che diventa vivo.
Speciali vagoni ferroviari sono intanto a disposizione dei membri dell'esclusivo club dei viaggiatori del tempo. Catapultati nel passato potrebbero incontrare il giovane Pitagora, e spiattellargli anzitempo il suo teorema. Oppure sfidare le leggi della natura e, risaliti gli anni, uccidere i propri antenati mettendo in cortocircuito la propria esistenza. E che pensare poi dell’ergastolo, se la vita non ha più fine? Come far fruttare i soldi per in un tempo generosamente infinito? Come gestire la propria agenda nel futuro eterno?
Speciali sono anche modi in cui gli spettatori vedono Infinities: a gruppi di 80-100, scaglionati ogni venti minuti, dentro l’"anello dei paradossi" inventato da Ronconi e Barrow, con la possibilità, volendo, di ripercorrere l’intera sequenza, anche più volte, o ritornare a uno scenario solo, per rivederlo da uno degli infiniti punti di vista.
<<Sembra un gioco divertente, e come tutti i giochi ha le sue regole>> commenta il regista e aggiunge: <<Certe molte mi è stato chiesto: qual è il suo spettacolo ideale. Oramai rispondo che è uno spettacolo infinito>>.
In scena fino al 28 marzo negli spazi di via Baldinucci 85, alla Bovisa.