a1n5romeoLatina – Nel buio si scorgono due lucette, dalle quali sembra provengano le voci amplificate. E quest’oscurità, a tratti interrotta dall’illuminarsi di uno sbrilluccicante fondale, accompagnerà l’intero arco dei settanta minuti di spettacolo. Siamo sulla scena di Romeo e Giulietta – et ultra, ultimo lavoro confezionato da Fanny & Alexander (“giovane” gruppo ravennate) che sta iniziando ora a girare in questa forma “compiuta”, dopo un paio di passaggi preparatori che hanno avuto anche occasioni pubbliche

Lo abbiamo visto al Teatro Comunale di Latina, ospite della rassegna “Sentieri d’ascolto” (organizzata dall’ATCL, Associazione teatrale fra i Comuni del Lazio, in collaborazione, tra gli altri, con Stato, Regione, Eti e Teatro di Roma), ma già lo scorso giugno a Castrovillari avevamo avuto occasione di conoscere la fase embrionale di Romeo e Giulietta. Si trattava allora di un video, girato nei giorni della “Fucina di Hansel e Gretel”, prodotto-esito del laboratorio condotto da Fanny & Alexander nell’ambito di Primavera dei Teatri, il primo festival organizzato da Scena Verticale (uno dei pochi gruppi di ricerca calabresi) in quel paese alle pendici del Pollino. In autunno poi il secondo approdo arrivava a Interzona di Verona per “Prototipo”, al quale però non abbiamo partecipato.
E invece di quei giorni di lavoro con i bambini (il laboratorio era rivolto a loro) nello spettacolo sembra di intravederne traccia, almeno nel disperato abbandono al gioco di morte. Offerto come ri-attualizzazione infantile di un’innata consapevolezza della caducità della vita e della crudeltà del mondo.
Del resto Fanny & Alexander, dietro al cui nome si celano dei solari ragazzi non giovanissimi quanto i loro tratti adolescenziali dimostrano, sono diventati maestri di crudeltà infantili, inferte e subite. E Ponti in core e Sulla turchinità della fata restano nella memoria dello spettatore anche per questi codici ripetuti.
Proprio all’inquietante biancore della Turchinità della fata si contrappone il buio di questo Romeo e Giulietta, che dal testo shakespeariano ha distillato le gocce più atroci. Un succo che per essere assaporato necessita di una conoscenza non solo della storia dei due giovani amanti divisi-uccisi dall’odio reciproco delle rispettive famiglie, ma anche di una predisposizione intellettuale alla stratificazione del messaggio e poi alla sua sintesi ripulitrice e disvelatrice.
Dietro al velo, che nasconde il palcoscenico dal proscenio, agiscono dei corpi che solo a momenti sono identificabili con i personaggi del dramma. L’intenso lavoro di ogni singolo attore si somma in un ensemble di energia che per la maggior parte del tempo appaga solo le orecchie dello spettatore, mentre sollecita la vista ad una dura prova di resistenza. Da quel buio reiterato squarci di luce accecante investono gli occhi per comporre, riflessi sul velo di chiusura, scie luminose dalle forme suggestive. E’ evidente che la ricerca di Fanny & Alexander si sia concentrata – e l’esito in questo senso è apprezzabile – sulla voce, portando l’uso dei microfoni sulla via aperta da Carmelo Bene.
I microfoni appaiono protagonisti della messinscena, tanto che ad un certo punto si capisce che le lucette dell’inizio segnavano proprio la presenza di questi elementi essenziali, che vengono incessantemente trasportati dagli attori come fossero prolungamenti del corpo. Insomma, parleremmo di radiodramma, se non fosse che un lavoro sul movimento esiste e talvolta si intravede. Quando un occhio di bue più prodigo illumina quelle figure arroccate su trespoli si creano immagini flash, quasi dei fotogrammi, pose pittoriche, che ricordano gli abbracci dipinti da Francesco Hayez.
Ma forse Fanny & Alexander proprio l’orrore di questo “muro” che separa Montecchi e Capuleti e che qui impedisce la visione vogliono rappresentare con il loro Romeo e Giulietta.
Lo spettacolo sarà in scena ad Aosta (Teatro de Ville, il 20 aprile), a Pescara (Teatro Florian, il 10 maggio), a Bologna (Teatri di Vita, dal 20 al 22 maggio) e a Roma (Teatro Valle, il 25 e 26 maggio).