CIVIDALE DEL FRIULI (UD) – Sera Metropolis era un’antica capitale cinese. Di là partiva “La via della seta”. Il tracciato delle tortuose carovaniere sfiorava l’oasi di Dunhuang e i deserti mongoli. Toccava poi Torre di Pietra – l’incerta Lythinos Pyrgos descritta da Tolomeo – mentre già si intuiva, oltre alte montagne, la lontananza magica di Samarcanda. Infine i grandi mercati persiani, i porti del vicino Oriente, le rotte mediterranee.
A tappe, lungo “La via della seta” si svilupperà dal 22 al 30 luglio 2000 la nona edizione del Mittelfest di Cividale del Friuli. In scansione triennale, il festival dedicato alla musica, al teatro, alla poesia, alla danza e alle arti visive dell’area centro-europea ha già percorso lo scorso anno “La via dell’ambra” e si incamminerà, nel 2001, lungo “La via del sale”.
E’ intanto stato reso noto l’avant-programme della edizione 2000 che più ancora delle edizioni precedenti incrocia le geografie di un immaginario culturale antico di millenni, con nuove produzioni, provenienti dal lato ancora oscuro (se contrapposto alla abbagliante facciata occidentale) dell’Europa. Più di una ventina di spettacoli, sedici concerti, dieci giorni caratterizzati da un pubblico internazionale e diverso, per provenienza, da quello di altre iniziative europee.
Lungo “la via della seta” si combinano quest’anno le suggestioni di un Oriente della memoria, in parte fiabesco, di spezie e balsami, e la presenza multiculturale di lingue, linguaggi, suoni, segni giunti da un “altrove” non occidentale. Come nei Lieder del soprano siberiano Eteri Gvazava (stella del Così fan tutte strehleriano e fra qualche settimana della Traviata mondovisiva di Zubin Metha) che metterà insieme (27/7) i versi del West- stilcher Divan di Goethe con quelli del poeta persiano Hafez. Come nello spettacolo di Margarita Mladenova e Ivan Dobtchev del Teatro Sfumato di Bucarest, che hanno dedicato il loro Vello nero (24/7) alla popolazione caucasica dei Karakatchan, pastori nomadi d’alta montagna, quasi completamente sterminata insieme a un antico patrimonio di cultura orale. Come nelle serate dedicate ai poeti del Mar Nero: Nichita Stanescu dalla sponda rumena, Petja Dubarova da quella bulgara, e da quella turca Fazil Hüsnü Dag larca, estraneo a ogni eccesso nazionalistico, nonostante l’appartenenza alla gerarchia militare.
Sono esempi dell’orizzonte del Mittelfest 2000, da cui non sono assenti occasioni di vera contemporaneità. Per esempio nel Marco Polo del compositore cinese Tan Dun (23/7), presentato alla Musiktheater Biennale ’96 di Monaco. O nell’arroccata Cittadella del coreografo armeno-iraniano Gagik Ismailian (25/7). O ancora nella tecnologia dal gruppo milanese Agon, che racconta con il live-electronics degli strumenti e della danza i “diari orientali” scritti da dieci musicisti italiani d’oggi (22/7).
Da segnalare, tra le proposte finora anticipate, la doppia edizione italiana (con Toni Bertorelli) e ceca (del Teatro alla Ringhiera di Praga) del Colonnello con le ali di Hristo Boychev, testo-rivelazione dello scorso anno al Festival di Avignone; il Filottete di Heiner Müller coprodotto dal Mess di Sarajevo e diretto dal regista Eduard Miller con interpreti sloveni, croati, bosniaci; una iniziativa dedicata all’autore magiaro Imre Madách e alla sua millenaristica Tragedia dell’uomo, anch’essa in doppia edizione ungherese (della compagnia Mozgó Ház Tarsulás) e italiana (con la regia del polacco Krisztof Zanussi). Lo spettacolo d’apertura rinuncia quest’anno alla consueta formula itinerante, per inquadrarsi nell’ambito dei “percorsi friulani” a cui il Mittelfest ha dato spazio in ogni edizione. Dallo studio storico-indiziario di Carlo Ginzburg Il formaggio e i vermi sulla vicenda del mugnaio eretico Menocchio da Montereale Valcellina, Giorgio Pressburger e Cesare Garboli hanno tratto il copione che inaugurerà, sabato 22 luglio, le serate teatrali del Festival.