Anno I - n.32 - 23/11/2000
LABIRINTO DEL MASCHERAMENTO
Nella collana "Altre visioni" dell'editrice Titivillus compare La maschera volubile, un'interessante antologia critica a cura di Anna Maria Monteverdi. In due sezioni, il libro propone inediti percorsi interpretativi di docenti e studiosi del Dipartimento di Storia delle Arti dell'Università di Pisa
di LETIZIA BERNAZZA
La collana "Altre visioni" della piccola casa editrice Titivillus si è arricchita di un nuovo volume:
La maschera
volubile. Curata dalla giovane ricercatrice Anna Maria Monteverdi, l’opera è un’interessante antologia critica che vede un corpus nutrito di materiali sul
tema della "maschera e dei suoi infiniti volti", frutto del lavoro di docenti e di studiosi del Dipartimento di Storia delle Arti dell’Università di Pisa. Due
sezioni distinte, ma ben correlate tra loro, propongono inediti percorsi interpretativi del "mascheramento" teatrale e elettronico, infrangendo i reciproci ambiti
di appartenenza con una prospettiva analitica volta ad eliminare ogni principio selettivo per linguaggi e tecniche, contesti, modalità artistiche, poetiche, forme e
generi differenti. A partire dal ruolo assunto nel teatro greco dalla maschera e dal suo essere al tempo stesso "liminale, polimorfica e metamorfica", i saggi
raccolti nel libro tendono a restituire all’
oggetto in questione la propria anima multiforme o, se si preferisce, la sua natura
volubile capace di esprimere –
indipendentemente dalla materia di cui si compone – la dimensione extra-quotidiana dell’individuo in conflitto con il mondo e alla ricerca costante di nuove
identità.
Nella prima parte (Mascheramenti teatrali), distinta in tre ulteriori sottogruppi tematici (Metamorfosis, Visioni sceniche, Le acque del dolore), il
travestimento e il rapporto uomo-maschera sono messi in relazione al Carnevale (suggestive le riflessioni di Maria Altiero sul rituale di Cournon dove compare l’archetipo
dell’Uomo Selvatico), alle danze dionisiache (attraverso movimenti complessi del corpo, canti e suoni le donne fedeli di Dioniso si fondono con la divinità in un
percorso che è iniziatico e liberatorio al tempo stesso), al teatro greco (Eva Marinai esamina il binomio rito-teatro corrispondente ai concetti
improvvisazione-imitazione). E, mentre Francesca Lamioni si sofferma sull’Edipo re riscritto dal drammaturgo nigeriano Ola Rotimi il quale innesta sulla tragedia
sofoclea le tradizioni orali dell’etnia yoruba (la cultura africana contamina quella occidentale, generando un tipo particolare di metamorfosi) e Anna Maria Monteverdi
dà conto delle vertiginose visioni sceniche di Gordon Craig (dall’idea alla forma, il percorso creativo del regista "traveste" la scrittura in un delirio di
immagini, bozzetti, disegni, appunti di scena), Fernando Mastropasqua introduce la discussione sulla rappresentazione del dolore da Marguerite Duras al Living
Theatre.
Nella seconda parte (Mascheramenti elettronici, suddivisi a loro volta in Video schermi e Video connessioni), le considerazioni della curatrice
su alcuni lavori degli autori video Christian Boustani e Patrick De Geetere, accanto ad un saggio del critico Andrea Balzola su nuove tecnologie e teatro, conducono il
lettore a scoprire le straordinarie modalità comunicative e le nuove forme interattive del linguaggio elettronico. Un linguaggio - come ad esempio quello
elaborato da Studio Azzurro e da Giacomo Verde (entrambi sono, infatti, il punto di riferimento della sezione conclusiva del volume) - capace di innescare una
percezione condivisa collettiva (simile per intensità ai rituali antichi!) attraverso un’esperienza totalizzante che coinvolge lo spettatore, spingendolo a vedere,
toccare, interagire con la videoinstallazione fino a eliminare il "diaframma tra arte e non arte".
Il libro è completato da numerose illustrazioni, bozzetti, foto di scena, immagini dei video. Sarebbero state utili una bibliografia di
riferimento, una teatrografia e una videografia dei gruppi citati.